Dopo i fasti dell’epoca a 16 bit, la serie calcistica per antonomasia di Konami passò nella generazione successiva di console approdando nel porto della Sony e della sua Playstation. Parallelamente, la serie rivale Fifa della Electronic Arts aveva già fatto il grande passo entrando nel mondo delle tre dimensioni, la software house nipponica non poteva quindi essere da meno. Ed è così che con il nome di International Superstar Soccer Pro, versione europea di Winning Eleven ’97, uscì sul mercato occidentale la risposta giapponese al titolo sportivo della rivale canadese.
Col precedente ISS Deluxe per Super Nintendo eravamo rimasti ad un punto in cui si percepiva la volontà di indirizzare la serie verso la simulazione anche se il tentativo non sembrava troppo convinto. Molto probabilmente i programmatori volevano evitare di stravolgere un impianto di gioco che di per sé si era rivelato vincente oppure semplicemente si voleva commercialmente sfruttare il più possibile l'onda di successo generata da ISS. Con questo nuovo capitolo, nonostante la fredda accoglienza di pubblico, è evidente invece una netta virata a livello di gameplay, virata che rappresenta solo l’inizio dell’evoluzione che porterà la saga alla potenza calcistica che è diventata nel campo dei videogiochi.
Alcuni dei punti forti del predecessore sono rimasti gli stessi. Da un lato, infatti, abbiamo un feeling col pallone e una IA sorprendenti, mentre dall’altro abbiamo un dettaglio grafico dei giocatori che, per quanto oggi vistosamente cubettoso, non era rintracciabile nella concorrenza. Per quanto concerne l’aspetto ludico è notevole l’emulazione della fisicità sia del pallone che degli atleti stessi. Mentre nel Fifa del periodo la palla viaggiava che era un piacere, con una leggerezza tale manco fosse il nostrano Super Tele, in ISS Pro la sfera di gioco ha una sua precisa pesantezza riscontrabile in tutte le azioni eseguibili. Ad ogni singolo impatto con la sfera di cuoio si coglie infatti l'impressione dell’illusoria forza necessaria per compiere il gesto del caso, che si tratti di un tiro o di un semplice passaggio. Identico discorso per i giocatori stessi, i quali, nei contrasti sia frontali che laterali, suscitano la medesima sensazione soprattutto nelle collisioni spalla contro spalla dove è vivido lo scontro tra due corpi differenti. Tra l'altro, la differente massa degli atleti influisce nei singoli duelli che vedranno prevalere coloro che son dotati di una maggior stazza. Per il resto risulta confermata quella che è stata l’impronta di tutta la giocabilità della serie: la costruzione delle azioni. In ISS Pro è impensabile arrivare al goal contando solo su azioni personali. Riusciremo al massimo a dribblare gli avversari fino a metà della loro parte di campo ma poi verremo inevitabilmente fermati. Saremo quindi portati a ragionare, a cercare il compagno più libero, a sfruttare il più possibile gli spazi concessi, a tenere palla per far salire la squadra, ecc. Nell’imbastire le manovre offensive sale alla ribalta il passaggio in profondità che diventa, a partire da questo capitolo della serie, l’arma più efficace per attaccare. Il ritmo delle partite, vista questa necessità di macinare gioco, s’è fatto di conseguenza un po’ più lento rispetto al passato legato ancora in molti aspetti alla sfera arcade. A dimostrazione di tutto ciò è emblematico il fatto che ai match del titolo Konami occorra oggettivamente una durata minima di dieci minuti per ottenere un’esperienza di gioco sufficientemente appagante rispetto alla concorrenza canadese dove anche in cinque minuti era possibile ottenere grappoli di goal. Un ultimo pregio risiede nell’approccio tattico. Cambiare modulo e strategie o utilizzare giocatori più in forma di altri comporterà un’ effettiva variazione dei valori in campo. Ovviamente non siamo certo ai livelli odierni ma sicuramente sempre meglio del rivale, Fifa ’97, dove questo aspetto non contava quasi nulla ai fini dell’approccio alle partite.
Per quanto riguarda i difetti si può per lo più puntare il dito contro un livello di sfida che in singolo, dopo un po’ di pratica, inizia a vacillare ma soprattutto verso un contorno ludico che già al tempo, se non fosse stato per la pregevolezza del gameplay, era già da bocciare. Le modalità aggiuntive, infatti, oltre alla semplice amichevole, sono addirittura inferiori a quelle del precedente capitolo il quale poteva per esempio contare sulla brillante opzione Scenario o sull’allenamento stesso. Abbiamo qui invece la miseria di sole tre alternative: l’International League, l’International Cup e i semplici rigori. Considerando poi che il gioco dispone solo di squadre nazionali, è facile comprendere il motivo principale per cui Fifa, all’epoca, con il suo fiume di licenze ufficiali, varietà e immediatezza, stravinceva commercialmente il confronto con ISS Pro. Quello che poi potrebbe diventare uno dei lati negativi, ma solo per chi è abituato alle produzioni calcistiche più recenti, è la legnosità dello scatto. Le rette percorribili con la croce del joypad sono sempre otto, come nel presente, ma scordatevi di eseguire cambi improvvisi di direzione mentre state andando in velocità. Per coloro che non sono rodati col passato, “l’effetto binario” è assicurato.
Graficamente si registrano risultati alterni. La cura riservata ai giocatori, come anticipato, è sicuramente ottima. Come nella controparte a 16 bit, anche in questo caso abbiamo modelli, stavolta poligonali, molto grossi e dettagliati i cui particolari fisici ci permettono di riconoscere nuovamente i calciatori più famosi del tempo ovvero le stelle del pallone collocabili intorno agli europei inglesi del 1996 (Ravanelli, Baggio e Valderrama rimangono epici). D’altro canto, rimane invariata la presenza dei nomi fittizi a differenza della concorrenza EA, la quale, sotto questo aspetto, era su un altro pianeta già da un po’. Bellissimo, per i maniaci di questo sport, che anche la riproduzione delle casacche da gioco sia fedelissima al design delle rispettive controparti reali. Nel caso dell’Italia, per esempio, mancherebbe solo il “baffo” di un noto marchio sportivo per far sì che la maglia azzurra virtuale diventi quella ufficiale. Il contorno della partita invece è esteticamente sottotono, gli stadi sono solo quattro e, anche se diversi tra loro, disputare una partita in uno o nell’altro non cambia assolutamente niente in termini di spettacolo visivo: veramente un po’ pochino considerando i 32 bit della console.
Il comparto animazioni è ottimo se giudicato nell’ottica della resa della fisicità sulla quale si è discusso in precedenza. Ma se proprio dobbiamo fare l’ennesimo paragone con Fifa basti semplicemente pensare che là in Canada si erano serviti in maniera lungimirante del motion capture ottenendo una resa fluida e molto realistica delle movenze di questo sport. Anche il fronte sonoro è piuttosto sterile con musiche ripetitive fino all’inverosimile e effetti in campo che sono tutt’altro che coerenti con una partita di calcio. Si salva solo la telecronaca, presente in tre lingue (inglese, tedesco, francese), la cui versione anglosassone è davvero spassosa. Il commentatore Peter Brackley si dimenerà infatti in irriverenti affermazioni spesso insensate o ironiche che alle volte non avranno perfino niente a che fare con quello che succederà in campo.
ISS Pro è un titolo che sente ormai del peso degli anni risultando obsoleto se rapportato col moderno. In aggiunta, in termini di varietà, era perfino già discutibile all’epoca. I suoi meriti ludici, però, non hanno subito il peso del tempo tanto da rendere indelebile il fatto che, indipendentemente che abbia avuto successo o meno, senza questo gioco non avremmo neanche la giocabilità delle serie calcistiche più attuali, Fifa stesso incluso.